Francesco chino sulla culla del mondo

Forse non era il caso di fare un altro spettacolo su S. Francesco d’Assisi, forse è addirittura fuori luogo costruire l’ennesima impalcatura spettacolare su di lui… forse…
O forse è ancora il caso di parlare di lui, con lui, per poi fare silenzio e sentire vibrare, dopo 800 anni, un linguaggio anche più moderno del nostro.
Può essere che valga la pena di stare ad ascoltare ancora una volta la sua storia meravigliosa, perché la sua è una gioia che non passa mai di moda, una coerenza che ci fa invidia, un canto che viene dritto dalla terra, ma il suo volto, deposta l’aureola, ha un’umanità che ci sgomenta, ci riporta a noi, ai nostri dubbi, agli slanci verso Dio e alle cadute.
Ho camminato accanto a lui per un po’ e le mie domande si sono fatte schiette e personali e hanno dato luogo ad un monologo teatrale intitolato “Francesco, chino sulla culla del mondo”.

Il monologo diventa dialogo quando a rispondere è la sua storia e la sua testimonianza di uomo libero e vero rivoluzionario che amava definirsi “madre” dei suoi fratelli.
Con quella stessa amorevolezza di madre si è chinato verso il mondo intero, un mondo fatto di uomini-bambini, impreparati a vivere, deboli di fronte alla forza devastante della vita.

Poi l’incontro con l’altissima poesia della Merini, una folgorazione!
Mi piace pensare che, come all’inizio con Chiara, Francesco continui a parlare alle donne, che imparano da lui quella tenerezza testarda che ama incondizionatamente fino alla morte e non sa accettare compromessi.